Puno la città sul lago Titikaka e l’isola Taquile.

Puno la città sul lago Titikaka e l’isola Taquile.
14 Maggio 2017-17 Maggio 2017

Giungiamo a Puno di mattina presto e ci accoglie una bellissima e mozzafiato alba.
Decidiamo di riposare alcune ore, per poi dedicarci all’esplorazione della città.
Terminato il giro del centro e delle due piazzette principali ci dirigiamo verso il lungolago, dove, dopo un breve giretto compriamo i biglietti per l’isola di Taquile.

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Il costo andata e ritorno ammonta a 30 soles a persona ed include una breve visita alle isole galleggianti Uros e l’ingresso alla isola Taquile. Il biglietto ha validità di 15 giorni, per cui puoi scegliere di fermarti e soggiornare sull’isola il tempo che desideri.
Passiamo la serata a Puno, che, essendo domenica e facendo particolarmente freddo, non offre grandi attrattive.
Il giorno seguente, di prima mattina, prendiamo il traghetto comunitario e ci fermiamo dopo soli 30 minuti di navigazione alle famose e molto turistiche isole galleggianti di Uros.
Il “capitano” dell’imbarcazione ci spiega minuziosamente la storia e le caratteristiche principali di questo lago. Innanzitutto è il lago navigabile più alto del mondo. Il suo nome significa in quecha puma grigio o puma di pietra, rispettivamente dalla traduzione di Titi (puma) e kaka (di colore grigio/pietra). Successivamente, grazie all’uso del satellite, asseriscono che effettivamente dall’alto il lago assume la forma di un puma. In realtà per noi è stato molto difficile notare questa analogia. Ufficialmente il 55% di questo territorio è peruviano ed il 45% boliviano. Questa divisione varia a seconda che si parli con un abitante peruviano o boliviano (la solita piccola disputa su chi ce l’ha più grande). Il lago era densamente popolato di pesci, alcune specie originarie del luogo ed altre importate ed allevate come la trota dal Canada ed il pesce re dall’Argentina. Attualmente, a causa dell’incremento del turismo e di uno scarso controllo sulla quantità della pesca, la disponibilità di pesce nel lago è notevolmente ridotta. La profondità massima che raggiunge è di circa 285 metri.
Le isole galleggianti di Uros sono abitate da un’antica popolazione pre-incaica che parla quasi esclusivamente aymará (completamente differente dallo spagnolo e dal quecha). Inizialmente questa popolazione viveva nelle vicine coste, ma a seguito della nascita di conflitti tra tribù confinanti, hanno scelto di appoggiare uno stile di vita pacifico e si sono spostati all’interno del lago, con piccole imbarcazioni. Con il tempo, e per sfuggire alle successive dominazioni inca e spagnole in seguito, hanno costruito delle vere e proprie isole, utilizzando una canna speciale originaria del lago. Grazie all’elevata abilità ed alla pazienza hanno creato un vero e proprio arcipelago che è riuscito a sopravvivere a tutte le invasioni ed a preservare la propria cultura.
La visita è stata breve, ma molto allegra. I bambini sono sorridenti e decisamente curiosi. Attualmente gli Uros cercano di vivere prettamente con il turismo, in quanto la pesca nel lago si è drasticamente ridotta.

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Ripartiti ci addentriamo nelle acque profonde, e dopo circa 2 ore di navigazione approdiamo ad uno dei sette porticcioli dell’isola di Taquile.

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Taquile è una piccola isola, nella zona peruviana, in mezzo al lago Titikaka. In questa isola vige un sistema di totale autogestione, dove gli abitanti vivono di quello che coltivano e del turismo.
Gli stessi servizi adibiti per i turisti sono normati. Non esistono hotel, ma solamente sistemazioni in famiglia che ospitano i turisti, seguendo una turnazione periodica e favorendo in questo modo un guadagno per tutti. Lo stesso principio viene applicato per la gestione dei ristoranti e delle piccole tiende.
L’isola di Taquile si presenta come una tipica isola mediterranea, ma il fatto che è localizzata a 4000 m e sopra un lago, rende tutto molto particolare.
Arrivati sull’isola scorgiamo alla nostra sinistra la cordigliera boliviana innevata, e cominciamo la dura camminata verso la piazza del paese (l’altura in salita si fa sentire).
Abbiamo la fortuna di visitare questa isola in una giornata di festa paesana. In piazza ci attende la festa di San Isidro, che rappresenta una classica festa dell’agricoltura con il solito contorno di santi.

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Dopo aver mangiato un’ottima (ed inquinata) trota di lago nel ristorante comunale (ristorante, appunto, di tipo comunitario: la proprietà è settimanale. Ogni settimana cinque famiglie cooperano per la gestione del ristorante e si passa poi al turno seguente), ci dirigiamo nella famiglia a noi assegnata per l’alloggio.
Posati gli zaini, torniamo in piazza, e, mentre gli isolani tracannano litri di alcool durante la fiesta, esploriamo la parte nord dell’isola e ci godiamo un meraviglioso tramonto.

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Sull’isola non esistono mezzi di trasporto quindi ogni spostamento avviene a piedi. Pertanto, tramontato il sole, ci attende una bella camminata al buio (l’energia elettrica si ha solo in alcune zone grazie all’uso dei pannelli solari, ma in gran parte dell’isola manca). Per quanto riguarda la cena e la successiva colazione, ti metti d’accordo direttamente con la famiglia che ti ospita, sia per il prezzo, sia per cosa mangiare. Generalmente gli isolani si nutrono esclusivamente di ciò che viene prodotto localmente: verdure e pesce. Nell’isola infatti, non sono presenti allevamenti e nemmeno alberi da frutto. La carne viene mangiata solo in occasioni particolari come il matrimonio e viene acquistata da Puno, così come la frutta. Gli unici animali che puoi incontrare passeggiando sono le pecore, da cui si produce la lana e le mucche che vengono utilizzate per i lavori agricoli. La politica dell’isola è autonoma ed indipendente dal resto del Perù. Gli abitanti, che sono prevalentemente autoctoni e parlano quecha, presentano una piccola gerarchia (riconoscibile tramite i tipici cappelli e soprabiti che indossano) e vivono seguendo tre antichi principi inca: ama sua, ama llulla, ama khella (non rubare, non mentire e non essere pigro). Ciò ha consentito di creare una comunità serena, pacifica e rispettosa, motivo per cui non sono presenti all’interno dell’isola autorità quali polizia e nè tantomeno animali da guardia come i cani.
Il giorno seguente, lo dedichiamo all’esplorazione della zona sud dove troviamo alcune rovine preincaiche ed una bellissima spiaggia bianca.

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Finito il cammino ci dirigiamo verso il molo per prendere nuovamente il traghetto che ci riporterà a Puno e da cui partiremo il giorno seguente per la Bolivia.
Lasciamo il vasto Perù, un paese pieno di storia e cultura che continua a lottare contro la povertà generale.
La bella Taquile potrebbe insegnare a tutto il Perù che lavorando uniti e senza invidie tutti potrebbero vivere più dignitosamente.

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Lasciamo questo Paese nella speranza che qualcosa possa cambiare.
Addio Perù! Benvenuta Bolivia!

Puno la città sul lago Titikaka e l’isola Taquile.ultima modifica: 2017-06-22T16:04:25+02:00da lorenzelis
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