Potosí: la città delle miniere!

Potosí: la città delle miniere!

16 Giugno 2017- 19 Giugno 2017

Arriviamo da Tupiza a Potosí dopo un viaggio di 5 ore, attraversando meravigliosi canyon montani.
Potosí, situata a 4060 metri slm, risulta essere la città più alta del mondo, ma il motivo della sua fama risiede in altro.
Infatti, la città fu fondata dagli spagnoli in seguito alla scoperta della presenza di grandissime quantità di argento nel monte situato di fronte alla città, nominato per tale motivo Cerro Rico.
Tutt’oggi questa montagna viene scavata per cercare il prezioso metallo, le cui quantità sono notevolmente diminuite dai tempi della colonia.
Grazie alla scoperta dell’argento, Potosí si è arricchita di chiese di pregevole fattura e bellissime case coloniali visibili non appena si raggiunge il centro, portandola ad essere una città affascinante.
Non va comunque dimenticato che tutto il benessere portato nel passato dal prezioso metallo, fu a discapito di nativi e schiavi africani, costretti a lavorare in condizioni di semi-schiavismo nelle miniere (la stima dei morti parla di 7/8 milioni, ma potrebbero essere di più), e i cui profitti furono trasportati in Spagna per pagare i pesanti debiti dell’aristocrazia, tramutando la montagna in un grande cimitero a cielo aperto.
Una volta arrivati in centro ci dedichiamo alla ricerca di una agenzia per un tour nelle miniere ed optiamo per Big Deal gestita da ex-minatori.
Il giorno seguente di prima mattina iniziamo la gita che consiste in una sosta al mercato dei minatori (dove compriamo foglie di coca e una birra da regalare ai lavoratori delle miniere: una vecchia usanza) dove i lavoratori comprano gli oggetti necessari per la giornata di lavoro, partendo dalla piccozza alla dinamite, per terminare alla birra ed all’alcol alimentare (si, bevono anche questo).

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Continuiamo il viaggio verso una fabbrica di lavorazione del metallo, nella quale, attraverso processi chimici e meccanici, viene ricavato l’argento in polvere che poi verrà esportato per le ultime lavorazioni.

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Finita questa visita, si prosegue verso la miniera.
Essendo sabato, ed essendo un sabato di festa, il ciclo di lavoro della miniera è ridotto a mezza giornata ed una volta arrivati all’entrata i minatori avevano già finito il loro turno di lavoro e si stavano preparando ad effettuare il rito del sacrificio del lama.
Infatti, le prime 3 settimane di giugno, ogni sabato vengono sacrificati due lama a Pachamama (madre terra) e a Tata Kaj’chu (Dio dei minatori dalle forme demoniache).
Questo sacrificio di sangue, secondo la tradizione, serve a placare il desiderio di morte degli Dei, ed evitare quindi che i minatori perdano la vita dentro la miniera.
Il rituale, che può risultare agli occhi di noi occidentali una ferocia inaudita, consiste nello sgozzare i poveri lama per prelevarne il sangue. Una volta raccolto, viene lanciato verso la montagna ed all’ingresso della miniera, ed anche sopra il viso dei partecipanti e dei lavoratori per fare in modo che tutti traggano energia dal sangue dell’animale.
La carcassa non viene comunque sprecata: le interiora vengono utilizzate per ricostruire l’animale sul quale vengono effettuate offerte di sigarette e birre per gli Dei; mentre la carne viene arrostita e consumata durante la festa che seguirà.

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Una volta terminato il rito ci addentriamo nella miniera dove la nostra guida (ex minatore) ci spiega la vita di queste persone e ci mostra una delle tante nicchie di culto di Tata Kaj’chu, anche solo semplicemente chiamato Tio.
Tio, dalle forme sataniche è il Dio della miniera, da cui dipende, secondo i minatori, la vita stessa del lavoratore.
Vengono per questo offerti quotidianamente a Tio sigarette, birra e foglie di coca, il tutto per procurarsi la protezione durante la dura giornata lavorativa.
Le sembianze sataniche di Tio furono una scelta degli spagnoli. Questo Dio, infatti, fu fatto conoscere agli indigeni in questa forma come monito per il loro lavoro. La leggenda vuole che se non avessero lavorato come richiesto, il Diavolo se li sarebbe portati via!

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Usciti dalla miniera, i minatori stavano iniziando la festa e dopo un paio di birre in loro compagnia (non ne potevamo di più, erano già tutti completamente ubriachi) torniamo verso la città dove ci dedichiamo a gironzolare per il bel centro cittadino.

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Le considerazioni sull’esperienza di questo tour sono d’obbligo: per quanto ci riguarda, senza entrare nel merito della crudeltà verso gli animali durante il sacrificio, il rituale è stato sicuramente di forte impatto emotivo. La visita alla miniera mancava di una parte fondamentale: la presenza dei minatori. Inoltre mi sento in dovere di dire che i costi per la visita con questa agenzia risultano alti per il servizio offerto.
L’ultimo giorno lo dedichiamo ad una bella passeggiata per la città dove possiamo ammirare le case del periodo coloniale e le magnifiche chiese, senza dimenticare l’edificio più importante di Potosí: la zecca!
In questo storico edificio la cui entrata è sovrastata da un grande mascherone veniva fuso l’argento estratto e coniata la moneta ed ora risulta essere un maestoso palazzo in cui ha sede anche un museo.

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Il nostro tempo a Potosí è concluso.
Siamo pronti per prendere un bus per Sucre la capitale boliviana!

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Potosí: la città delle miniere!ultima modifica: 2017-08-26T19:03:46+02:00da lorenzelis
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