Isole Galapagos – dove il tempo si è fermato!

Islas Galapagos: San Cristobal/Santa Cruz
13 Febbraio-21 Febbraio 2017

Dopo un’interminabile notte all’aeroporto di Quito, ha inizio l’imbarco per il volo diretto alle Galapagos. Il volo è tranquillo; appena sopra l’arcipelago ti accorgi di essere in un territorio ostile, quasi marziano, e prima di permetterti di lasciare l’aereo, sei sottoposto a disinfezione forzata!
Si atterra nell’isola di Baltra, a nord di Santa Cruz. Una piccola isola, non abitata, in cui l’esercito americano costruì un’aeroporto ai tempi della seconda guerra mondiale.
Una volta sbarcati, ogni visitatore straniero deve pagare 100 dollari, che sommati alla tassa di transito di 20 dollari, si ha un totale di 120 dollari per persona. Inoltre è vietata l’importazione di molti generi alimentari, per evitare patologie alla flora e la fauna locale.
Da Baltra, dopo aver preso un traghetto, si arriva in un piccolo molo in cui si può prendere o un bus o un taxi per arrivare a Porto Ayora, da cui partirà la barca per l’isola di San Cristobal, nostra prima meta.
Già dai primi minuti si intravedono pellicani ed iguane che non hanno la minima paura dell’essere umano.
Arrivati a porto Ayora ci imbarchiamo per San Cristobal, e dopo la solita movimentata traversata approdiamo a porto Moreno. Questo piccolo porto risulta essere la capitale delle Galapagos, ed appena arrivati, non si può non notare la forte presenza sull’isola di leoni marini, che pigramente occupano il molo e la battigia, non curanti della presenza degli esseri umani.

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Organizziamo i quattro giorni che passeremo sull’isola in modo da poter fare più cose possibili al minimo costo. Il primo giorno, decidiamo di esplorare la baia in cui Charles Darwin approdò. Appena tuffati in acqua l’oceano ci regala una moltitudine di pesci anche se è molto mosso.

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Il giorno dopo invece prenotiamo un’escursione con immersione al famoso Leon Dormido: due enormi rocce, che per la loro forma ricordano un leone dormiente.

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Dopo una breve sosta in una spiaggia bianca dove ci dilettiamo in un poco di snorkeling, ha inizio l’immersione.

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Questo sito ci permette di vedere squali delle Galapagos, tartarughe, il raro squalo martello, e tanti altri abitanti dell’oceano. Purtroppo devo ammettere che anche in questo caso la visibilità e le forti correnti hanno reso questa esperienza abbastanza impegnativa.

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Il terzo giorno invece, lo abbiamo dedicato al giro di terra dell’isola.
Essendo un isola nel mezzo del nulla, i prezzi qui a San Cristobal sono folli, non cari, folli. Senza entrare nei prezzi proposti dai ristoranti (una portata dai 15 dollari in su), la corsa in taxi per effettuare il giro terrestre dell’isola costa 60 dollari, e trattando si può arrivare a 50. Ma non meno di ciò, ed il tutto per fare 24 km. Il tour, della durata di quattro ore, prevede la femata in tre punti salienti: El progreso, piccolo paese in cui non vi è nulla se non la tomba del fondatore della città; El Junco Laguna, bella laguna all’interno di un vulcano;

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Galapaguera, un luogo in cui vivono alcune tartarughe giganti in regime di semi cattività

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ed in ultimo playa Chino, una spiaggia bianca che una volta fungeva da approdo per le navi cinesi.

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Per far fronte a questa spesa, ci siamo improvvisati tour operator ed abbiamo raccattato 3 turisti con cui condividere le spese e poter vedere le bellezze di questa isola.

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L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato invece alla spiaggia della Loberia. Una spiaggia in cui abbiamo potuto nuotare con leoni marini e tartarughe giganti e da cui però siamo dovuti scappare a causa di un cambio metereologico repentino.

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Lasciamo San Cristobal con sicuramente meno soldi (è molto costosa e mi sembra di capire che il governo voglia questo tipo di turismo elitario), ma avendo potuto ammirare una natura strabiliante ed in cui davvero gli abitanti naturali dell’isola vivono senza paura degli esseri umani. Vedremo cosa ci regalerà Santa Cruz.
Dopo un’attesa di sei ore a causa della rottura della barca, arriviamo all’isola di Santa Cruz.
La prima nostra escursione é dedita all’esplorazione dell’isola. Fortunatamente, il nostro ostello concede in uso le biciclette quindi ci dirigiamo verso la finca El Chato, in cui si possono osservare le tartarughe più grandi delle Galapagos.
Quindi, dopo aver percorso 16 km, e devo ammettere anche con qualche fatica (il percorso é in salita) arriviamo al ranch delle tartarughe, dove si trovano anche alcuni tunnel di lava (vengono pubblicizzati anche troppo per quello che in realtà sono).

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Dopo un breve giro torniamo verso Puerto Ayora e questa volta, essendo in discesa, si va a tutta velocità!
Facciamo una capatina anche al centro Charles Darwin, dove si possono ammirare le bellissime iguane terrestri. Il centro, funziona anche da luogo di gestazione per moltissimi animali dell’isola.

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Il secondo giorno invece lo dedichiamo alla spiaggia di Tortuga bay in cui si possono ammirare le iguane marine nel proprio habitat, e facendo snokeling si possono osservare squali ed una moltitudine di pesci colorati a pochi passi dalla riva!

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Dopo aver passato qualche ora con Giorgio (ndr. il ragazzo di Roma conosciuto nel deserto della Tatacoa ed incontrato nuovamente al centro Darwin il giorno precedente), ci siamo diretti verso Las Grietas.
Las Grietas non é altro che un canyon in cui l’acqua piovana incanalata si incontra con l’acqua del mare formando un habitat ideale per molti pesci, ed in cui é possibile fare un’ottimo snorkeling.

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Il regalo finale ci viene dato mentre rientriamo dal porto: in assoluta tranquillità squali e mante nuotano nelle acque portuali.

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Il ritorno verso il continente, a Quito porta alla considerazione finale che si tratta di un’assoluto paradiso in cui si possono ancora osservare gli animali senza un’oggettiva paura per l’uomo. Il tutto a mio avviso, viene rovinato, se cosi possiamo dire, dal costo della vita nell’arcipelago che obbliga a fare scelte sulle escursioni (ovviamente se siete dei ricconi o prossimi al pensionamento questa nota non vale).

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Isole Galapagos – dove il tempo si è fermato!ultima modifica: 2017-03-15T20:37:52+01:00da lorenzelis
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